Patologie apistiche
Le api sono soggette a numerose patologie, ciascuna delle quali è caratterizzata da specifiche modalità di espressione e diffusione: quasi tutte si manifestano in età adulta, mentre sono meno numerose le malattie che colpiscono larve e pupe. Tale circostanza trova una spiegazione nel fatto che il miele contiene un enzima, il glucosio oxidase (probabilmente aggiunto durante i processi di trasformazione del nettare), che produce perossido di idrogeno, una molecola che impedisce lo sviluppo dei batteri che contaminano il miele e salvaguarda di conseguenza le larve che ricevono il nutrimento.
Varroasi
VarroasiCausata dalla Varroa jacobsoni, un acaro di grosse dimensioni facilmente distinguibile a occhio nudo per la vistosa colorazione bruno rossiccia, questa malattia provoca lo spopolamento della famiglia a seguito della morte delle larve parassitizzate dall’acaro e della nascita di api mutilate o deformi. All’interno dell’alveare è trattabile con prodotti chimici e naturali, il più utilizzato dei quali è il Timolo, un composto di sintesi i cui vapori debellano le colonie di acari senza disturbare le api.
Peste americana
Il Bacillus larvae è la causa di una delle malattie più gravi che possano colpire un alveare, in ragione delle conseguenze che comporta. La colonia attaccata da questa patologia infatti deve essere distrutta per evitare una maggiore diffusione della stessa, causando consistenti danni economici agli apicoltori. Il Bacillus larvae aggredisce gli stadi giovanili dell’ape e si riconosce per i sintomi manifestati dalla covata, che appare opercolata e con residui filamentosi e maleodoranti di colore giallastro o bruno.
Peste europea
Questa patologia è causata dall’attacco congiunto di diverse tipologie di batteri, identificate in Bacillus pluton, Bacillus alvei, Streptococcus apis e Bactervum eurydice. I sintomi sono immediatamente evidenti, perché le celle appaiono opercolate irregolarmente e le larve perdono il colore bianco brillante, diventando dapprima opache e poi giallognole, e assumono una posizione attorcigliata ed arricciata. Se la famiglia attaccata è forte, si può provare a contrastare la malattia con il solfato di idrostreptomicina, che blocca lo sviluppo della covata per circa 15 giorni, e introducendo una nuova regina.
Covata a saccoCovata a sacco
È una patologia provocata da virus che determinano una consistente moria allo stato larvale: la larva diventa dapprima giallastra e poi bruna e, mentre la cuticola si ispessisce e rimane intatta, il contenuto diventa liquido e, una volta seccato, assume una tipica forma a sacco. Non sono note terapie particolari, di solito infatti la malattia regredisce da sola se la famiglia infettata è forte.
Micosi
Diversi funghi possono attaccare la colonia, causando patologie e problematiche diverse. Tra queste la più grave è quella provocata dal fungo Ascosphaera che, ingerito dalle larve con il nutrimento, ne perfora l’intestino. La sintomatologia è evidente e consiste nella calcificazione della covata. L’infezione di solito regredisce autonomamente.
Nosemiasi
L’agente di questa malattia è un protozoo, il Nosema apis, che vive e si moltiplica nelle cellule dello stomaco delle api. La propagazione dell’infezione è dovuta a ingestione di alimenti e acqua contenenti spore del parassita, a saccheggi, a scambi di favi infetti o a nutrizione con miele proveniente da alveari colpiti. I sintomi si riscontrano nelle api adulte e sono identificati in gonfiore al ventre, forme diarroiche, incapacità di volo e indebolimento generale. Nel caso di infezioni gravi e di famiglie deboli è necessario procedere alla distruzione della colonia e alla disinfezione del materiale con soluzione di soda e acqua bollente e successiva asciugatura Nosema apisalla fiamma azzurra.
Se l’infezione invece è lieve e la famiglia forte si può procedere alla cura, trasferendo la colonia in favi puliti e somministrando sciroppo zuccherino con aggiunta di Cibazol o Fumidil B.
Dissenteria amebica
Si manifesta nelle api adulte e ha diffusione e sintomatologia molto simili a quelle della Nosemiasi, in quanto causata anch’essa da un protozoo, il Malpigamoeba mellificae. La malattia colpisce l’epitelio dei tubi di Malpighi, rendendo nulla la loro funzione escretrice. Si trasmette attraverso il miele infetto e l’acqua sporca di abbeveraggio. La cura è la stessa utilizzata nel caso di infezione da parte di Nosema apis.
da: torinoscienza.it